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Pentecoste

La Chiesa vive nello Spirito di Cristo

Durante il tempo pasquale la liturgia ci ha fatto meditare sulla presenza del Risorto nella Chiesa, sul dono dello Spirito, sulla Chiesa in quanto segno e annuncio della vita nuova nata dalla Pasqua del Signore. In questa solennità di Pentecoste, le letture presentano la nuova realtà della Chiesa, frutto della risurrezione e del dono dello Spirito.

Lo Spirito dell’alleanza universale e definitiva
Le immagini usate da Luca nel raccontare l’evento di Pentecoste permettono di stabilire un parallelo tra la Pentecoste del Sinai (cf Es 19,3-20; 31,18) e quella di Gerusalemme:
— al Sinai, tutto il popolo era stato convocato in assemblea; fuoco e vento impetuoso avevano manifestato la presenza di Dio sul monte; Dio aveva dato a Mosè la legge dell’Alleanza;
— a Gerusalemme, gli apostoli sono «tutti insieme nel medesimo luogo» (At 2,1); nella casa in cui sono riuniti si manifestano gli stessi fenomeni del Sinai (vv. 2-3); Dio dà lo Spirito della nuova Alleanza (v. 4).
Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull'azione dello Spirito di Dio. Si comprende come «senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la missione una propaganda, il culto un arcaismo, e l’agire morale un agire da schiavi.
Ma nello Spirito Santo il cosmo è nobilitato per la generazione del Regno, il Cristo risorto si fa presente, il vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è memoriale e anticipazione, l’agire umano viene deificato» (Atenagora).

Lo Spirito struttura la Chiesa per la missione
Il battesimo nello Spirito illumina la comunità sul mistero di Cristo, Messia, Signore e Figlio di Dio; fa comprendere la risurrezione come il compimento dei progetti di salvezza di Dio non solo per il popolo di Israele ma per tutto il mondo; la spinge ad annunciarlo in tutte le lingue e in ogni circostanza, senza temere né persecuzioni né morte. Come gli apostoli, i martiri e tutti i cristiani che hanno ascoltato fino in fondo la voce dello Spirito di Cristo diventano testimoni: di ciò che hanno visto, di ciò che è stato trasmesso e che hanno verificato nella loro esistenza.
Ogni comunità è chiamata a collaborare con lo Spirito per rinnovare il mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza della salvezza, nell'attività quotidiana come nelle vocazioni straordinarie. Per questo la Chiesa si struttura e prende forma attraverso doni, compiti, servizi che hanno tutti l’unica sorgente nello Spirito dei Padre e dei Figlio.
Tutto poi è fatto convergere dal medesimo Spirito all’«utilità comune» (cf seconda lettura: 1 Cor 12). In tal modo la pienezza e la ricca vitalità dello Spirito si manifesta attraverso una Chiesa aperta a tutti per testimoniare nelle «opere» dei credenti la presenza di Dio nel mondo (i «frutti dello Spirito»; cf seconda lettura: Gal 5,22-23).

La Pentecoste continua nella Chiesa
La Pentecoste, dunque, non è finita; essa continua nelle situazioni in cui vive la Chiesa; tutta la vita dei cristiani si svolge sotto il segno dello Spirito. Ciascuno infatti «vive sotto l’influsso dello Spirito del suo Battesimo e della sua Confermazione; è sempre lo Spirito che conferma la nostra fede e la nostra unità ogni volta che noi partecipiamo all'Eucaristia, e l’epiclesi, nelle preghiere eucaristiche, ci ricorda l’intervento dello Spirito non soltanto nella trasformazione del pane e del vino, ma anche per la solidità della nostra fede e la nostra unità nella Chiesa.
Così pure lo Spirito agisce nell'ordinazione sacerdotale per conferire a colui che è chiamato il potere di attualizzare i misteri di Cristo; lo Spirito è presente anche nella celebrazione del sacramento dei matrimonio, assicurando agli sposi la forza della fedeltà e la loro unione reciproca nella imitazione dell’unione del Cristo con la Chiesa. Noi siamo dunque in ogni istante permeati dallo Spirito.
Non vi è una riunione di preghiera, una liturgia della Parola in cui lo Spirito non agisca per permettere di pregare e di dialogare col Signore reso presente in mezzo a noi mediante la forza dello Spirito che dà vita alla parola proclamata» (A. Nocent).

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La missione dello Spirito Santo

Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
(Lib. 3, 17, 1-3; SC 34, 302-306)
Il Signore concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
E' questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell'uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio,
operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall'uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l'ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l'inno di lode a Dio in perfetto accorto, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformano il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paraclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un'unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l'acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un'unica Chiesa in Cristo Gesù senza l'«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l'acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall'alto.
Il lavacro battesimale con l'azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell'anima e nel corpo in quell'unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paraclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l'accusatore, possiamo avere anche l'avvocato.
Il Signore affida allo Spirito santo quell'uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l'immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l'immagine e l'iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.

VENI CREATOR SPIRITUSGiovanni
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Il tempo dopo Pentecoste nel rito Ambrosiano

(Citazioni dal sito della Diocesi e dal Messale ambrosiano quotidiano - Sito Cattolici Romani)

Il tempo successivo alla Pentecoste celebra la presenza dello Spirito che rende operante nella storia la salvezza realizzatasi nella persona di Cristo e la ripresenta nella Chiesa attraverso i divini misteri.
Inizia il lunedì che segue la solennità di Pentecoste e termina all'ora nona del sabato antecedente la I domenica di Avvento,

Fin dalla tarda antichità, il Tempo di Pentecoste trova nella Chiesa Milanese due momenti marcanti nella festa del Martirio di san Giovanni il Precursore e nella Domenica della Dedicazione. Con riferimento a tali celebrazioni, esso si articola quindi in tre sezioni:

 

  • le settimane dopo Pentecoste, dal lunedì che segue la solennità di Pentecoste all'ora nona del sabato che precede la I domenica dopo la festa del Martirio di S. Giovanni il Precursore (29 agosto). Qualora il 29 agosto cada di domenica, la festa del Martirio di S. Giovanni il Precursore è posticipata al 1° settembre.

  • le settimane dopo il Martirio di san Giovanni, dai primi vespri della I domenica dopo la festa del Martirio, all'ora nona del sabato che precede la terza domenica di ottobre, solennità della Dedicazione del Duomo di Milano, chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani.

  • le settimane dopo la Dedicazione, dai primi vespri della domenica della Dedicazione, all'ora nona del sabato che precede la I domenica di Avvento.


Colore liturgico
Per le settimane dopo Pentecoste e dopo il Martirio il colore liturgico è il rosso.
Per le settimane dopo la Dedicazione il colore liturgico è il verde.


Le settimane dopo Pentecoste
Le domeniche

Nella prima domenica dopo Pentecoste si celebra la solennità della SS. Trinità.
Nelle successive domeniche il lezionario addita ai fedeli il meraviglioso disegno d’amore che, scaturito dalla Trinità, è stato avviato dall'atto creativo di Dio, si è manifestato nell'alleanza del Sinai e ha trovato attuazione, nella pienezza dei tempi, nell'incarnazione del Verbo.
La Domenica che precede la festa del Martirio del Precursore non viene mai omessa, qualunque sia il numero delle settimane che separano tale festa dalla Pentecoste. In tale domenica, come anche per tutta la successiva settimana, la prima lettura è tratta dai Libri dei Maccabei, gli antichi martiri per la Torà. Nel Lezionario il loro ricordo si configura pertanto come preparazione immediata alla commemorazione del Martirio del Precursore.

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I sabati

A partire dal sabato della settimana che segue la SS. Trinità, riprende a svilupparsi il ciclo delle letture avviatosi dopo l’Epifania nelle quali, sulla scia della proclamazione sabbatica della Legge che ha alimentato l’esperienza religiosa dei primi discepoli e li ha preparati a riconoscere in Gesù il Cristo di Dio, il Lezionario propone come Lettura le pagine del Pentateuco, commentate ricorrendo al magistero paolino e considerate nella prospettiva del Cristo annunciato dai Vangeli.

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Le ferie

Nella settimana che segue la Pentecoste, come preparazione alla Domenica della SS. Trinità, le letture riconsiderano la teofania del Sinai quale momento particolarmente manifestante del misterioso disegno di amore del Padre, che nella Pasqua del Cristo si è realizzato e che ha avuto il suo compimento nel dono dello Spirito Santo.
Il ciclo delle settimane che seguono la Domenica della SS. Trinità (fino alla Domenica della Dedicazione) trova il proprio elemento caratterizzante nella progressiva lettura feriale del Vangelo di Luca, indicato dalla tradizione come il testo di riferimento per la predicazione di Ambrogio nei giorni comuni dell’anno.
Gli altri testi delle scritture che accompagnano il Vangelo celebrano la storia della salvezza preparata “fino a Giovanni” nell'Antica Alleanza.
Le letture della settimana della Domenica che precede il martirio del Battista, rispettivamente dal II Libro dei Maccabei (Anno I) e dal I Libro dei Maccabei (Anno II) non vengono mai omesse, qualunque sia il numero delle Domeniche sussistenti tra la Pentecoste e la Festa del Martirio del Precursore. Esse si vengono pertanto a collocare nella settimana in cui si celebra il martirio del Battista. Il ricordo degli antichi martiri per la Torà, intrecciato alla commemorazione della morte del Precursore evocata da specifiche pericopi evangeliche, sta a suggello del profilo dell’Antica Alleanza.


Le settimane dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore
Nello sviluppo dell’anno liturgico la festa del Martirio di San Giovanni segna la profonda unità sussistente tra l’Antica e la Nuova Alleanza ed evidenzia altresì la nuova economia di salvezza cui, nella Chiesa, tutti gli uomini di tutti i tempi sono chiamati ad essere partecipi, “nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”.

Le domeniche

Dopo la prima Domenica, che configura Giovanni quale ultimo profeta dell’Antica Alleanza inviato a rendere direttamente testimonianza all'adempimento delle promesse di Dio a Israele, l’ordinamento delle letture viene sviluppando nelle Domeniche immediatamente successive una serie di temi di ordine cristologico, che evolvono in senso ecclesiologico con l’approssimarsi della Domenica della Dedicazione.

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I sabati

Procede, come ricordato, il ciclo delle letture avviatosi dopo l’Epifania.
Il Sabato che immediatamente precede la Domenica della Dedicazione non deve mai essere omesso, indipendentemente dal numero delle settimane dopo il Martirio di S. Giovanni. Le pericopi dal Pentateuco in tale giorno, incentrate sulla dedicazione della Tenda del Convegno, alludono chiaramente all'imminente solennità della Dedicazione. Con la settimana culminante in tale celebrazione sabbatica si conclude in ogni caso la lettura sistematica del Vangelo di Luca, iniziata dopo la festa della Santissima Trinità.

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Le ferie

Dopo aver seguito nelle Settimane dopo Pentecoste lo sviluppo dell’Antica Alleanza, a partire dal Lunedì successivo al Martirio del Precursore viene riproposto ai fedeli nelle liturgie feriali il lieto annuncio del Verbo-Dio fatto carne, annuncio recato alle genti dai diretti testimoni. Quest’insieme di scritti apostolici presenta la testimonianza resa a Gesù dai suoi Apostoli ed espone le direttive da loro impartite per orientare la vita delle prime comunità dei credenti


Le settimane dopo la Dedicazione
Le domeniche

La Domenica della Dedicazione è celebrazione che, in consonanza con la tradizione liturgica della Chiesa di Antiochia, dall'antichità ha marcato la parte terminale dell’anno liturgico ambrosiano.
In tale solennità la Chiesa Ambrosiana è spinta a contemplare il riproporsi dell’opera salvifica di Dio nella propria peculiare esperienza di comunità educata alla sequela di Cristo dal magistero di Ambrogio e custodita in questa tradizione di ortodossia dai Vicari di lui.
A partire dalla riflessione ecclesiologica connessa alla solennità della Dedicazione, la liturgia della parola delle successive Domeniche spinge il proprio sguardo ad abbracciare i confini del mondo, investiti dal mandato missionario (I Domenica dopo la Dedicazione) e destinatari dell’universale vocazione alla salvezza (II Domenica), giungendo infine a travalicare la storia, per contemplare la ricapitolazione di tutte le cose nella regalità di Cristo e la loro sottomissione in lui al Padre, fonte della divinità e della vita (Domenica di Cristo Re dell’Universo).
Vissuta in tale prospettiva, la celebrazione del Verbo di Dio, re della creazione e della storia, si traduce naturalmente in una fervente attesa del suo definitivo ritorno, di cui la Chiesa nella successiva I Domenica di Avvento accoglie l’annuncio, presentendone la realtà salvifica nei divini misteri.

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Le ferie

Le ultime quattro settimane del ciclo dell’anno offrono Vangeli propri per ciascun giorno, legati ai temi delle diverse Domeniche.
La prima settimana, introduttiva alla Domenica del mandato missionario, presenta nelle pericopi evangeliche le chiamate di Apostoli e Discepoli al ministero della parola, ed è seguita nella seconda settimana da Vangeli incentrati sulla sequela di Cristo e sulle esigenze che tale sequela comporta.
Le pericopi della terza settimana, in preparazione della Domenica di Cristo Re, sono focalizzate sul mistero del Cristo nel suo rapporto col Padre. Infine, l’ultima settimana dell’anno liturgico, introducendo la I Domenica di Avvento, viene formulando, attraverso una serie di parabole, un pressante invito alla vigilante attesa dello Sposo.
Accompagna questi Vangeli la lettura dell’Apocalisse.


Particolarità liturgiche ambrosiane

  • La solennità del Corpus Domini è celebrata nel suo giorno proprio, cioè il giovedì dopo la Domenica della SS. Trinità. Per ragioni pastorali, quando lo si ritenga opportuno, i testi del Lezionario e del Messale possono essere riproposti anche in una o più celebrazioni della domenica successiva. Questa possibilità però non deve diventare un alibi per non curare la partecipazione della comunità alla festa del giovedì.

  • E’ stato accennato che i Maccabei, gli antichi martiri della Torà, vengono ricordati in tutta la settimana che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore. La Chiesa ambrosiana attraverso i secoli ha sempre celebrato il loro ricordo. Anticamente li commemorava il primo giorno di agosto. Essi sono titolari ancora oggi della chiesa parrocchiale di Iragna nelle Tre Valli svizzere.

  • E’ probabile che la solennizzazione del 29 agosto, festa del martirio di S. Giovanni il Precursore, non sia senza legame col fatto che in quel giorno iniziava l’era dioclezianea, poi detta “dei martiri”, in vigore ai tempi di Ambrogio e ancora per secoli dopo di lui. E’ l’era tuttora in vigore presso le Chiese di tradizione alessandrina (ossia la Chiesa copta e quella etiopica).

  • La solennità della Dedicazione è fissata alla III Domenica di ottobre; ad essa si sono venuti in particolare collegando a Milano i più grandi eventi che hanno scandito la storia delle chiese cattedrali. Si tratta tuttavia di una solennità che originariamente prescinde da tali avvenimenti, vista la sua presenza anche nella Chiesa di Antiochia e in tutte le Chiese che da questa sono derivate in area orientale, fino al Malabar indiano.
    Comunque in ambito milanese ad essa è associato:

    • il ricordo della riconsacrazione della “chiesa maggiore”, devastata dagli Unni nel 452. La ricostruzione fu dovuta al metropolita Eusebio, di origine orientale, che celebrò la riconsacrazione attorniato dai vescovi comprovinciali e segnatamente da Massimo II di Torino che tenne l’omelia a noi pervenuta.

    • la consacrazione, nella III Domenica di ottobre dell’836, dell’edificio carolingio di Santa Maria Maggiore.

    • la consacrazione, in quella stessa Domenica del 1418, dell’altare del nuovo Duomo ancora in costruzione da parte del papa Martino V.

    • la consacrazione del Duomo, sempre in quella Domenica del 1577, da parte di San Carlo Borromeo.

    • la riconsacrazione, nella III Domenica di ottobre del 1986 da parte del card. Carlo Maria Martini, dell’altare del Duomo dopo i complessi restauri statici che ne avevano imposto la rimozione.

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